lunedì 14 febbraio 2011

Botticelli al museo Poldi Pezzoli

compianto sul cristo morto
La guida dice che questo è un Botticelli insolito, perchè dipinto nell'ultima fase stilistica, quando l'artista risentì della crisi religiosa innescata da quel famoso Savonarola che finì al rogo.
Dice che è pieno di drammaticità,  che manca volontariamente di prospettiva e che le immagini seguono una linea circolare.
Poi passa all'ultimo Botticelli della mostra, il ritratto di un fratello dei Medici assassinato durante la  congiura dei pazzi, ma io mi perdo metà  spiegazione perchè resto ancora qualche minuto a osservare il Compianto sul cristo morto, in solitudine, approfittando della fuoriuscita del gruppo.
Mi capita spesso che di un dipinto mi attiri un particolare: in questo caso mi commuove l'amore con cui la Maddalena abbraccia i piedi di Gesù, quei piedi che aveva profumato e asciugato coi suoi capelli quando Lui era ancora in vita.
Poi penso che forse l'artista ha inserito  le immagini in un circolo per dare in qualche modo un volto anche al dolore, per dire che il dolore è una forza centripeta sempre diretta verso il centro della circonferenza, un sentimento che ti entra dentro, che tu stesso non lasci uscire perchè non sai dove ti porterebbe la sua traiettoria deviata.
E poi penso che  forse l'artista ha  disegnato un quadro senza  linee prospettiche per dire che il dolore difetta di prospettiva: si consuma nel passato e manca di futuro, vive solo di presente, è cieco, afono, sarcopenico.
Un fermo immagine che aspetta solo che il tempo passi per ricominciare da capo.
Vado punto e a capo, come dice Gianna Nannini in una bellissima canzone che però mi serve per un altro post.

3 commenti:

  1. L'ho visto anch'io anni addietro e ho fatto allora altre considerazioni. Per esempio ci ho visto elementi di un altro pittore lontanissimo nel tempo e nei contenuti, cioè El Greco, per la composizione circolare; io non avevo una guida ma sono pittore e vado a guardare elementi che, di solito, i non pittori trascurano, per esempio la formazione circolare e apparentemente senza prospettiva dell'insieme. La prospettiva c'è, ed è a volo d'uccello, cioè il tutto è visto dall'alto e questo è il senso del quadro: è Dio Padre Onnipotente che sta osservando la deposizione del Figlio. Infatti ci sono due punti di riferimento per dare equilibrio: la donna in rosa arancio nella parte più alta e il corpo -testa, mani, ginocchia- della Maddalena in basso. Una specie di asse longitudinale leggermente obliquo come l'asse terrestre, volutamente obliquo aggiungo io, anche se ho dubbi che Botticelli si intendesse di tali geometrie, ma certe cose agli artisti vengono naturalmente e nessuno sa perché.
    Trovo comunque notevole e degna di nota la tua interpretazione del dolore come forza centripeta, un dolore che dalla periferia, da tutti i suoi punti, manda aculei verso il centro; un dolore che non ha prospettiva perché si consuma nel passato e manca di futuro, vive solo il presente "è cieco, afono, sarcopenico" ma comunque è vita.
    Il dolore è vita più della gioia, che confonde e inebria. Il dolore comprime l'anima e la costringe a pensare, a riflettere, a costruire una strada, per uscirne per tornare "a riveder le stelle", rimanendo in ambito di artisti, sommi, fiorentini.
    Il dolore è "un fermo immagine", che ti consente di guardare bene dove stai andando e di fare "punto e a capo", Silvia.

    RispondiElimina
  2. Sono ancora afona, ma il tuo commento è molto bello e allora lascio che ti risponda un poeta, Kahlil Gibran:
    Il dolore è lo spezzarsi del guscio che racchiude la vostra conoscenza.
    Come il nocciolo del frutto deve spezzarsi affinché il suo cuore possa esporsi al sole, così voi dovete conoscere il dolore.
    E se riusciste a custodire in cuore la meraviglia per i prodigi quotidiani della vita, il dolore non vi meraviglierebbe meno della gioia;
    Accogliereste le stagioni del vostro cuore come avreste sempre accolto le stagioni che passano sui campi.
    E veglieresti sereni durante gli inverni del vostro dolore.
    Gran parte del vostro dolore è scelto da voi stessi.
    E' la pozione amara con la quale il medico che è in voi guarisce il vostro male.
    Quindi confidate in lui e bevete il suo rimedio in serenità e in silenzio.
    Poiché la sua mano, benché pesante e rude, è retta dalla tenera mano dell'Invisibile,
    E la coppa che vi porge, nonostante bruci le vostre labbra, è stata fatta con la creta che il Vasaio ha bagnato di lacrime sacre.

    RispondiElimina
  3. Stupende parole -naturalmente, è un poeta- che chiosano un commento, il mio, molto sentito, e il tuo pensiero sul dolore aprospettico in modo assai egregio.
    Una sola immagine, venutami in testa ieri sera: il dolore vive nel presente, retaggio di quello del passato con la paura di quello futuro come nuova fonte di un dolore più grande. Per questo il dolore nel presente è così intenso.

    RispondiElimina

Parla! Adesso o mai più!