Quell’estate avevamo prenotato tramite Interhome un alloggio in una rinomata località alpina della svizzera francese.
Lo chalet era fuori mano, come piace a noi. Tutt'attorno ad esso riposava un grande prato all’inglese alla svizzera dove i bambini avrebbero potuto giocare, se solo avesse smesso di piovere anche solo per un attimo .
Nell’angolo posteriore della casa stazionava una ciotola col cibo per la volpe, che veniva a cenare all’imbrunire, e dalla parte opposta era stato costruito un laghetto artificiale pieno di pesciolini
Il nostro appartamento era comodo e spazioso, e ci dichiarammo soddisfatti della sistemazione, cercando di soprassedere a quel bastian contrario del mio nasino fino, che sentiva un sotto-puzza di stantìo. (Dannate moquette!)
Il giorno del nostro arrivo un ometto sulla sessantina con un “ Billy! Billy!” al seguito ci piombò in casa dopo pranzo e con un incomprensibile tedesco e un perfetto inglese si presentò come il padrone di casa. Alloggiava di sopra, e qualsiasi cosa avremmo avuto bisogno potevamo rivolgerci a lui. Gli dissi che la lavastoviglie perdeva acqua, mi rispose che … bhè i piatti li potevo lavare a mano.Nei giorni seguenti non vi fu giorno in cui non si presentò a offrirci i suoi servigi e fare un po’ di sana conversazione. Invitavo sempre mio figlio a partecipare alle nostre chiacchiere, così poteva esercitarsi con l’inglese e aiutarmi nella comunicazione.
Il problema era che invece che parlare di semplici argomenti da vicini di casa, Herr Ivo insisteva con il voler parlare di … comunismo!
Idolatrava Papa Giovanni Paolo II , - morto un paio di anni prima- avendo avuto il merito, a suo parere, di contribuire alla sconfitta del comunismo e alla caduta del muro. Le poche parole di italiano che si azzardava a dire comprendevano una frase-mantra che rimase impressa nei ricordi della mia famiglia per anni: il papaaa di rooooomaaaa …. E lo diceva con un accento straniero che ci
Un’altra cosa strana era che mentre al mattino Herr Ivo brillava, la sera era quasi sempre appannato. Ipotizzavo che nel pomeriggio, quando lo vedevamo uscire con Billy, invece che intraprendere una sana passeggiata nei boschi o in montagna come noi, andasse a fare il pieno di birra in qualche infima gasthof.
Una mattina ci disse che eravamo invitati a cena, la sera, a casa sua, a mangiare la raclette.
Poco prima dell’orario previsto per la cena io e mio figlio eravamo in giardino a giocare quando Herr Ivo s'affacciò al balcone. Mamma! mi chiamò in italiano. Non riuscivo a capire bene cosa volesse, ma sembrava che mi invitasse a vedere se tutto era a posto per la cena. La richiesta mi sembrava talmente bizzarra che gli chiesi varie volte why.
“Because I am a man and you are a woman”, fu la sua spiegazione, accompagnata dal linguaggio dei segni, tanto per non lasciare nulla di incompreso. Al colmo dell’imbarazzo e dell'incredulità, guardai mio figlio, che mi omaggiò della sua interpretazione: “Forse vuole dire che la donna sei tu e quindi la cena la devi preparare tu, e quando saliamo non c’è pronto niente … oppure che gli scappa la pipì!”
Andai da mio marito a comunicargli la notizia: "siamo invitati a cena da un maniaco sbronzo. Vedi di stare all’occhio, perché scommetto che cercherà di fare ubriacare anche te. Dopo il secondo bicchiere pensa che hai una moglie e due figli da proteggere, e che non abbiamo neanche un'arma da difesa ”
L’ipotesi di mio figlio si rivelò errata, perché la tavola era apparecchiata e il pentolino con la raclette fumante riempiva l’ambiente di odore di formaggio fuso. La mia vera, almeno per la parte alcolica della faccenda. Mio marito sdrammatizzò -tra di noi parlavamo senza censure, sperando che oltre a non parlarlo, l’italiano non lo capisse- dicendomi che ero la solita tragica, che probabilmente la ricetta prevedeva l'aggiunta di un qualche liquore e il cuoco ne aveva approfittato.
Ci mettemmo a mangiare, abbastanza affamati. Mia figlia dopo un primo assaggio cominciò a frignare, dicendo che come ben sapevamo il groviera era l’unico cibo che la faceva vomitare, e quella roba lì sapeva tutta di groviera. Le consigliai di fingere di intingere il pane nel pentolino e mangiarlo asciutto, che tanto il signore non se ne sarebbe accorto. Mi rispose che però non poteva certo saziarsi di pane; le dissi di mangiare la pancetta, mi rispose che era tagliata troppo grossa; le intimai di piantarla.
Il signor Ivo non mangiava, spiluccava; non parlava, biascicava, e non accennò neanche una volta al papaa di roooma. Quando Billy cominciò a scodinzolare attorno alla tavola il suo padrone cominciò ad imboccarlo attingendo dal pentolino comune con la propria forchettina. Smisi all’istante di mangiare e con un attimo tipicamente maschile di ritardo gli uomini della mia famiglia seguirono il mio esempio. Il cuoco si dichiarò offeso dal fatto che avevamo mangiato poco, che sarebbe avanzato tutto, e con fare indispettito andò avanti a rimpinzare il cane di pane e formaggio fino a che la povera bestia capitolò.
Fummo invitati a bere una bottiglia di bianco in salotto. L’appartamento era lussuosissimo, con un megaschermo alla parete, alte piante tropicali e divani di pelle bianca. Il mio nasino (sì lo so è una gran rottura ma che ci devo fà?) sentì un sotto-puzza di latitanza delle pulizie di fino. Mister Ivo andò di là.
Dissi a mio marito che se fosse arrivato con in mano una bottiglia già aperta, non doveva berla, perché voleva dire che quello ci aveva messo del sonnifero e poi di notte sarebbe entrato nel nostro appartamento dall’interno -da quella porta chiusa di cui non avevamo la chiave!- E poi me l’aveva detto lui che di notte lo sentiva girare per la casa fino quasi al mattino … Altro che lavorare al computer, questo qui passa le notti a guardare film porno su quel megaschermo!
-La vuoi finire con queste stronzate? - mi rispose
Il povero signor Ivo ci mise una vita a tornare, rallentato com’era. La bottiglia era aperta!
Io mi ero già dichiarata astemia durante la cena, quindi riempì solo due bicchieri. Quando mio marito si portò alla bocca il suo flute, fece l’errore di guardarmi, io lo fulminai e lui convinto -o forse sfinito- finì per rovesciare il resto del vino in una pianta, come in un film di Hitchcock, che si sarebbe potuto intitolare invito a cena con avvelenamento (sventato).
Alla fine riuscimmo ad andarcene, con mio gran sollievo.
Misi una poltrona davanti alla porta sospetta, recitai le preghiere della sera e passai la notte a vegliare su mio marito per essere sicura che quel poco di sonnifero che aveva ingurgitato non gli avesse fatto effetto.
Tipi veramente strani, certi svizzerotti!!! In vacanza ne capitano sempre delle belle.
RispondiEliminaBuona notte
Prof,
Eliminaa STRANIRE (si può dire?) le persone più che la nazionalità è il dio bacco!
Se dovesse capitarmi di fare una vacanza in Svizzera, resterò allegramente alla larga da un certo chalet col prato alla svizzera nel quale abita un certo Ivo un po' beone e un po' stravagante. Ad esser buoni!
RispondiEliminaChe poi quello chalet non era la sua residenza, ma solo una delle case di vacanza, poveraccio! :))
EliminaT'è andata alla grande. Il bestione svissero voleva solo fare l'ospite in gamba, farvi vedere che sapeva cucinare, farvi assaggiare il delizioso Emmenthal svissero, e non la groviera dilla a tua figlia. Insomma voleva essere carino e voi lo avete preso per un orco con le corna.
RispondiEliminaSe foste stati in Baviera allora sì che vi sareste dovuti rimpinzare di Würstel cicciotti e pieni di Fett, di grasso bavarese.
Io ricordo ancora con piacere un invito a casa di un amico di Monaco di Baviera a Francoforte, gradito perché la moglie era carina e spiritosa e lui dopo due ore era sbronzo come un cammello.
Siamo rimasti, noi tre italiani con la dama,che ha cercato di intavolare una conversazione nella nostra lingua. Te poi figurà che sbraco!
Eravamo lì, una crucca di Lüneberg -40 Km da Amburgo, quindi Nord Nord della Germania- un romano, un calabrese e un veneziano di Noale; nonché un bavarese ubriaco s strombazzante...dal naso.
Un delirio, con la dama che voleva imparare anche le parole in dialetto.
Ne ha imparate e mandate a memoria alcune buone.
Un paio di anni dopo l'ho rincontrata in un negozio a Francoforte. Le chiesi come stava e come andava con suo marito. Mi rispose: "A Vincè, m'ha fatto du palle ccosì."
Aveva avuto un buon maestro, no?
Lo so, ma il sapore dei due formaggi è pressochè identico!
RispondiEliminaIn Baviera ci siamo stati, non è che si mangi da Dio ... Se intendi i wurstel bianchi, ecco quelli proprio non riesco neanche a guardarli, figurati a mangiarli!
La tipa di Francoforte, col marito che si ritrovava, di maestri dopo di te ne avrà avuti molti altri, fino a imparare tutti i dialetti d'Italia :)))
Indubbiamente, ma questi erano certo affari suoi e io, qualche volta, sono un gentleman e non faccio domande inopportune.:)))
RispondiEliminaGli svizzeri visti da vicino sono tutta un'altra cosa.
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