domenica 23 giugno 2013

tanto per chiudere l'argomento


Del mio ex compagno di banco ora presidente di commissione agli esami di mia nipote ne avevo già rimembrato qui, nel post "lo chiamerò eskimo" ... qui nel post "anna come sono tante"

Ci voleva questa coincidenza per farmi ricordare che avevo dimenticato le ultime due puntate nella cantina del picì!
 Le voglio pubblicare entrambe, in modalità "prendine due che ne paghi uno". 
Potete leggere in due tranche, se anche a voi  i post  extra large fanno venire sonno.
Pubblico la fine della storiella per completezza di informazione, per non parlarne più e soprattutto per quella faccenda del maiale.

LO CHIAMERÒ ESKIMO –cuccioli curiosi-




 Credo che nonostante i litigi ci piacessimo abbastanza, a vicenda; eppure non facevamo che girarci intorno ad annusarci e azzannarci come due bastardini  curiosi, dispettosi e distratti, pronti, dopo la toccata e fuga, a tornare di corsa al rassicurante guinzaglio del padrone.  Io  nelle zolle minate della mia terra di nessuno,  lui con la testa insabbiata nella passione politica, con qualche sporadica puntatina nei pressi del suo folto harem.
L'harem, appunto quello. Anche se avessi ammesso a me stessa che qualcosina di lui mi piaceva, anche se lui avesse smesso di lordarmi  il diario con proclami comunisti e frasi insensate, anche se mi avesse trattata un pò meno rudemente, anche se avesse puzzato meno di fumo ... bè, sarei morta vergine piuttosto che mettermi in fila! 

Finì che venne ammesso agli esami ma bocciato alla maturità, forse per reazione vendicativa  dei proffs che per un paio d'anni erano stati da lui smaronati, trascinati in faticose discussioni su ogni genere di argomento, coinvolti in interminabili diatribe dalle quali non sempre riuscivano a districarsi in modo brillante.
Perfino noi della comune insurrezionale  non lo ascoltavamo, quando attaccava. 
Eskimo se la prese a morte con quei maledetti bastardi-escludendo il prof di italiano e quella di filosofia, che godevano della sua stima- e si trasferì nel sud Italia, ospite di uno zio,  a rifare l'anno perso. I nostri contatti si ridussero a qualche sporadica lettera e cartolina, alla fine delle quali il suo nome era sempre accompagnato dal disegnino falce- martello, come ai tempi della scuola, quando firmava così anche i compiti in classe, facendo imbufalire la quasi totalità del corpo docente. 
Poi ci perdemmo di vista, come succedeva nei tempi spensierati dell'ante-web.


Fine terza puntata

LO CHIAMERÒ ESKIMO –e correndo mi incontrò lungo le scale -



Ci sono persone che anche a distanza di decenni si ricordano in modalità fotocopia, essendo  impossibile immaginare qualsivoglia variazione al loro aspetto originario. 
Se non avessi saputo prima che il mio compagno di banco si era trasformato in quel signore distinto, mai l'avrei riconosciuto e mai avrei pensato a una tale trasformazione.

Sapendo che l'avrei rivisto dopo tanti anni, avrei potuto cominciare a togliergli il verde eskimo, i verdi rayban  e la verde sfrontatezza dei suoi diciotto anni, invece ho lasciato tutto com'era, per tenermi la sorpresa.
Eccolo qui, al ritrovo per pochi organizzato da alcune compagne di scuola.  Il Beato Tra le Donne ha espresso il desiderio che ci fosse anche Cassandra, la "Rompiballe compagna di banco".
Eccolo qui! Uno sconosciuto. Solo la voce è rimasta uguale.

Le lenti a contatto hanno sostituito i rayban, il cappotto ha soppiantato l'eskimo, un completo da assicuratore ha nascosto 'nu jeans e 'na maietta, scarpe eleganti hanno smitizzato le mitiche clark, infine -è questo, che mi stona subito-  l'aria da uomo di mondo ha soffocato l'antica sfrontatezza. 
Mi piaceva di più la sfrontatezza! Vorrei dirgli, mentre gli faccio da navigatore per raggiungere il resto del gruppo al ristorante. Invece tengo per me la mia prima impressione e lascio che sia lui a parlare, avendo così conferma immediata che alla sua famosa parlantina non ha fatto fare la fine dei rayban e delle clark. 
Dopo un minimo di aggiornamento esistenziale  ci lanciamo nelle rimembranze, a partire dall'abbigliamento: io gli ricordo l’eskimo verde, lui confessa che i miei  jeans levi's  lo facevano morire.
Raggiunte le altre al ristorante, quando c'è da fare  un brindisi non ho dubbi, propongo di farlo in ricordo del nostro prof,il grande e  indimenticabile Totò. 
Come vorrei fosse qui con noi, a farci uno dei suoi terribili cazziatoni!
A un certo punto Eskimo, che ha passato questi anni in giro per l'Europa (mentre noi -porelle- ci limitavamo a sposarci con uno qualunque e scodellare figli qualunqui) si mette a raccontare una specie di barzelletta che-non-finisce-più in  tedesco, inglese e spagnolo, confermando di essere rimasto, dentro, l'egocentrico vanesio logorroico dei tempi della scuola. 
Che noia! 
Mi sta facendo innervosire. 
Mi chiedo perché alcune persone cambiano così tanto fuori e così poco dentro.
Stanca di sentirlo blaterare, gli chiedo a bruciapelo se ha la donna, visto che  ha subdolamente latitato sull'argomento per tutta sera, quando le altre sfioravano l’argomento.
Lui si ostina a mantenere la linea del bel tenebroso  misterioso, io sbotto e gli dico di piantarla di tirarsela, che già mi sono vergognata quando ha fatto il figo col cameriere. 
Finisce come doveva finire, come finiva sempre: non mi rivolge più la parola per il resto della serata.
Mi ero dimenticata di quanto fosse permaloso.

FINE DELLA STORIELLA.

12 commenti:

  1. Hai descritto, più o meno, uno stronzo di mio compagno di classe. Era il mio fiero antagonista in italiano scritto, sostenendo lui che il mio era culo e non bravura, mai chiamata classe e talento come facevo io. Avevo per gioco inventato un sistema per scrivere il tema in classe: qualunque fosse l'argomento, letterario o storico, io scrivevo un raccontino e, cosa incredibile, il durissimo prof Amaturo mi dava otto e qualche volta nove. Lui sproloquiava filologicamente e prendeva mai più di sette e mezzo. Un giorno mi sfida. "Al prossimo scrivo anche io il raccontino e tu fai il tema letterario classico". Eseguiamo. Risultato io ho preso sette e mezzo e lui CINQUE, l'unica insufficienza nella sua vita in italiano scritto.
    Epitaffio di Amaturo: "Maurizio, lascia scrivere queste cose a Iacoponi; tu sei bravo ma non hai il suo talento".
    Non mi rivolse la parola per oltre un mese.
    L'ho rincontrato a Roma, tantissimi anni dopo. Mi ha immediatamente riconosciuto, così come io lui, ma ha subito girato la faccia altrove.
    Cazzone integrale.
    Ci si nasce.

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    1. ha girato la faccia?
      e tu dovevi richiamarlo:
      ehi maurizietto ti ricordi di me? no?? strano!
      ti sarai scordato di me ma non puoi esserti scordato della tua prima e unica insufficienza in italiano! perchè se me la ricordo io non puoi averla certo dimenticata tu!
      e giù un bel ahahahah accompagnato da una poderosa pacca sulle spalle.
      che scena sarebbe stata :)

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    2. Avrei applicato la tipica malignità femminile -in questo siete grandi e inimitabili- ma essendo nato maschietto e orgoglioso fino alla nausea (diciamocelo tra me e te: superbo fino alla nausea) ho preferito mettere in atto il suggerimento che Virgilio dà a Dante nel Limbo "Non ti curar di lor ma guarda e passa" alludendo agli ignavi.
      Variazione alla Iacoponi: non ho guardato, sono passato oltre.

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    3. E qui Silvia, la nostra cara Silvia si astiene dal ricommentare. Direte: ma lo fa con tutti. E invece no. Se qualcuno si prendesse la briga di spulciare un po' vedrebbe che in qualche caso lei ci si addormenta nei ri-ri-ri-ri-ri-ricommenti.
      Direte: ma è padronissima di farlo. Ma sicuro, ci mancherebbe altro.
      Direte: ma allora cosa vuoi? Non lo so. Questo è il guaio, che non lo so...

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  2. il frutto dell'istituzione delle classi miste.
    In effetti abbattono tutti i miti, ed anche quel cantante che si ispirava alla femminuccia della 5 B
    non avrebbe potuto scriverci nulla.
    Pensa l'handicap di chi frequentò classi rigorosamente separate, maschi coi maschi e femmine con le femmine dove solo i terzosessisti godevano appieno della separazione

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    1. le magistrali erano scuole quasi esclusivamente femminili,
      i pochi xy li compattavano in un'unica classe, e così accadde nella mia quarta A.
      quattro maschi ... oddio, non proprio tutti del tutto maschi.

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  3. E' brutto quando la gente cambia aspetto così drasticamente, per non cambiare mai davvero, tra l'altro.
    Però, questo racconto mi ha appassionato...
    Chissà cosa succederà quando, fra dieci anni, farò una rimpatriata anche io XD

    Moz-

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    1. ci sarà qualcuno che dirà: guarda guarda er nostro mozzettino!
      sempre lo stesso, inguaribile cazzaro dei tempi andati!

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  4. Quando insegnavo alle medie, di solito, davo temi di questo genere: "Le mani" oppure "Il lavoro" o "Un viaggio". Gli allievi potevano scrivere un trattato di storia, di sociologia, di geografia (mai successo), una poesia, una barzelletta, un racconto, insomma ciò che volevano purché inerente al tema. Ne uscivano fuori cose spesso di pregio non comune.

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  5. Bene, ma ...
    non andavano mai fuori tema?
    :))

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