sabato 28 settembre 2013

il mio cervello è rimasto lì



Il mio cervello è rimasto appiccicato a una ventola, e così sono diventato un cerebroleso.

Quando seppe d’avere in pancia due bimbi, mamma pensò che le avrebbero fatto il cesareo, invece finì per dare retta a un maledetto dottore: “Se al momento del parto  i gemelli saranno posizionati correttamente, non vedo  alcun motivo per non partorire naturalmente”, le disse.
Della serie “compri due paghi uno”.
Ma la pubblicità si rivelò ingannevole , e mia mamma si trovò a pagarne due per averne uno e mezzo.
Il motivo che il dottore nella sua cecità dottorale non vedeva si fece invece chiaramente notare al momento cruciale: il travaglio fu lunghissimo e poco efficace, e le deboli contrazioni furono sufficienti solo ad espellere mio fratello, che uscì tutto pesto e  incazzato nero, ma se la cavò.
Ed io?
Io rimasi dentro, senza via d’uscita. Il fratello sfigato. Per il cesareo era ormai troppo tardi, e per via naturale era finito il carburante. Pensavo si fossero dimenticati di me, invece stavano studiando il da farsi: tentarono con l’ossitocina, con l’unico risultato di togliermi l’ossigeno e causarmi una crisi cardiaca.
Allora passarono alle maniere forti: forcipe, ventosa e chissà cos’altro. 
(Se mi avessero detto: o esci da solo o ti tiriamo fuori noi, scommetto che mi sarei dato una mossa) (credono di sapere tutto ma non sanno niente!)
Uscii con un anticipo, una testa a pera che conservo tutt’ora, insieme al resto che però venne fuori col tempo, brutte sorprese a rate che parevano uscire  dal cappello di un mago dai gusti macabri: l’ occhio sinistro quasi cieco, il braccio destro stronzo e un sacco di neuroni che per lo spavento preso s’erano dati alla macchia.
Mio fratello va alla scuola normale, io a quella degli handicappati.
Mio fratello fa le equazioni, io non capisco la differenza tra una decina e un centinaio, anche se la prof me l’ha spiegata tante volte.
Mio fratello ha le amiche vere,  io mi devo far bastare quelle su facebook che mi passa lui, ma solo quelle che lui chiama “le scartine”.
A scuola racconto che esco con il mio gemello e vado in discoteca e allo stadio, ma in realtà mio fratello non mi porta quasi mai con lui.
Le poche volte che lo fa sono così emozionato che non mi ricordo di chiudere la bocca e perdo la saliva. E quando mi riporta a casa –per poi fare una seconda uscita, quella vera-  dice che parlo quando devo stare zitto e sto zitto quando devo parlare, non capisco le cose e mi faccio compatire senza nemmeno accorgermi.
Così la sera me ne sto in casa a scrivere su facebook cose che nessuno riesce a leggere e a litigare con mamma perché se non sono come mio fratello è colpa sua.
A volte mi permette di andare a dormire nel lettone come quando ero piccolo. 
Mi ha detto di non dirlo a scuola, perché la gente non si fa mai i cazzi suoi.
Io sono stupido ma ho capito che mamma mi porta nel lettone solo le sere in cui papà è al circolo, così quando torna ubriaco trova il posto occupato e va a dormire nel mio letto. Al mattino il mio cuscino puzza di vino e di saliva: si vede che la perde anche lui, anche se non è cerebroleso.

8 commenti:

  1. Immagino che tu abbia preso in prestito la storia di uno dei tuoi alunni più cari.
    Sei brava, come al solito. Sarebbe un raccontino meraviglioso, e lo è credimi, se non mi ricordasse ciò che è avvenuto nella realtà 40 anni orsono in quel di Palmanova, quqndo due incompetenti riuscirono quasi ad ammazzare Anna Maria e a tirar fuori Federico, mentre suo fratello non aveva nemmeno la fortuna di essere un cerebroleso, ma divenne un vitaleso.
    Io ebbi la fortuna di arrivare prestissimo il giorno dopo -gli imbecilli mi avevano rispedito a casa dicendo che il parto non era nemmeno aperto- e di avere nei miei anni universitari studiato medicina, il ché mi aveva dato il diritto di entrare nelle corsie. Avevo innumerevoli volte visto quella che in gergo viene definita "maschera mortuaria": occhi infossati, zigomi sporgenti, labbra finissime, colorito grigiastro, mancanza di salivazione. In quei casi, tutti quei casi, la morte era sopraggiunta in giornata. Quando arrivai al capezzale di mia moglie vidi il suo volto operto dalla maschera mortuaria. Stava morendo e nessuno se la cagava. Chiesi del medico di turno e mi mandarono in una stanza. Erano in due, bevevano caffè e chiacchieravano amabilmente.
    Dissi il mio nome e che ero il marito della signora di Cervignano che...
    Saltarono in piedi come avessero avuto molle sotto le chiappe. "La signora sta benissimo, solo che bbiamo perduto uno de due bambini".
    "La signora sta morendo -risposi- ha la maschera mortuaria e una emorragia. Adesso statemi bene a sentire: se mia moglie muore io vi ammazzo tutti e due"
    Due secondi dopo correvano come molle,ma ionon mi fidavo e feci venire un chirurgo da Udine, che riuscì a tamponare l'emorragia, ma ci vollero mesi prima che Anna Maria tornasse quella di prima, fisicamente, perché moralmente non elaborà mai abbastanza la morte di quel bambino.
    Scusami la digressione e la lungaggine, ma hai toccato il secondo tasto dolente della mia vita, della nostra vita, Il primo sai qual è.
    Grazie dello spazio.


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    1. Mi spiace d'aver rivangato ricordi dolorosi.
      Mi viene naturale pensare al dramma di tua moglie: penso che la cosa peggiore nella tragedia di un bimbo nato morto sia, per la mamma, il non poterlo tenere in braccio dopo averlo tenuto nella pancia per quasi un anno.
      Una mancanza che niente potrà colmare, nemmeno la nascita di altri figli.
      Un abbraccio a entrambi.

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    2. È proprio così. Pur non essendo donna io capisco perfettamente cosa possa significare il non poter tenere in braccio il frutto del proprio ventre, del proprio intimo più intimo che ci sia. Sono sicuro -da frasi dette qua e là dopo infiniti anni- che lei ha ancora questa ferita sanguinante nell'anima e nella carne.
      Riabbraccio anche a nome suo.

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  2. Cara Sara, io sono laureata in medicina e chirurgia e specializzata in odontostomatologia, e spesso mi sento dire che io sono un medico con la "O", come gli otorini, gli ortopedici, gli oculisti,ecc.che sono considerati medici ignoranti perché si occupano solo del loro pezzetto, ignorando il resto dell'organismo.Questo in parte è vero perché molti di noi non si aggiornano su
    altri argomenti. Dalla mia esperienza di vita vissuta a contatto con l 'ospedale (anche mio marito è medico e lavora in ospedale in medicina interna), posso dirti che ci sono molti medici molto
    preparati, mentre altri farebbero meglio a cambiare mestiere.Molto spesso i medici oggi pensano più a tutelarsi contro eventuali denunce, che all'effettivo benessere del malato, questo è il frutto di una società povera e avida che cerca di trarre benefici anche dalle disgrazie.Io trovo molto giusto il detto "il miglior medico è quello che sbaglia meno". Comunque di questi argomenti ci sarebbe da parlare per ore, senza venirne a capo, ti auguro una buona domenica, Brunella

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    1. I medici con la o sono proprio quelli coi quali -purtroppo- ho avuto più a che fare nella mia vita.
      Di ORL ne ho conosciuti parecchi: tanti anni fa perchè mio figlio da piccolo soffriva di sordità rinogena, e recentemente per mia figlia, che tre anni fa scoprì di essere affetta da otosclerosi.
      La portai da un luminare a livello nazionale, che oltre ad operarla prematuramente con esiti pessimi, si rivelò un emerito stronzo dal punto di vista umano e un arrivista dal punto di vista professionale. (tante operazioni, tanto onore)
      Puoi leggere qualcosa andando sull'etichetta "scarrafona", tenendo conto che nei post non sono mai entrata nei particolari più raccapriccianti della vicenda perchè non avevamo scartato l'ipotesi di una denuncia.
      Dopo giorni e giorni di ricerche su internet e altri incontri spiacevoli, ora mia figlia è in cura da uno specialista di Padova, che sembra un'ottima persona sia dal punto di vista umano sia da quello professionale.
      La domenica l'ho passata bene, tra visita ai nonni, pranzo in famiglia e riposo (leggi lettura) pomeridiana.
      Per cena ho preparato i pomodori gratinati, sentissi che profumino.

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    2. Anch'io ho passato una domenica più o meno come la tua ad eccezione del riposo, immagino il profumino dei pomodori gratinati e mi hai dato un'idea per domani, a presto Brunella

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  3. Una storia che mi piacerebbe vedere in vignette, sai?
    L'hai raccontata benissimo, è poetica nella sua normale crudeltà di situazioni del quotidiano vissute da una persona un po' più infelice di altre...

    Moz-

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    1. Santo cielo Moz sai che proprio non ce lo vedo un parto in vignetta???

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