Guerra civile, in casa mia. Ieri mio figlio mi ha mandata a sedermi sul water closed a causa della mia insistenza nel pretendere che tenga in ordine almeno la sua camera.
Mia figlia si è schierata col fratello e ha sentenziato che dico sempre le stesse cose, rompo e sono sfasata. Per fortuna ho solo due figli, perchè chissà cosa avrebbe detto il terzo. Che fare? Primo, toglierseli dalla vista. Li lascio a tavola a mangiare i pizzoccheri, dico a mio marito che torno quando i cafoni avranno finito di pranzare e me ne vado a fare una camminata; forse mi scaricherebbe di più una corsetta, ma l'ho già fatta stamattina e le mie gambe si rifiutano. Rompo? E che rottura sia, allora. Cammino per un sentiero pressochè sconosciuto, tra i campi, facendo alzare in volo uccelli nascosti tra i fusti di granoturco, piante ormai vecchie ma con qualche rimasuglio di pannocchie qui e là, dimenticate e condannate al gelo di queste fredde mattine di dicembre. Cammino fino a una deviazione, ma non faccio in tempo a chiedermi quale direzione prendere che tre cani provenienti dalla cascina posta in fondo al sentiero di sinistra si lanciano a tutta birra verso di me, abbaiando a più non posso. Non mi resta che fare un repentino dietrofront e tornare sui miei passi facendo finta di non temere che uno dei tre brutti musi mi azzanni una gamba.
Sulla via del ritorno incontro un vecchio amico, di quelli persi per strada, a spasso col cagnolino; quando gli accenno della guerra civile, F. si lancia in uno di quei discorsi che la prendono alla larga e alla fine concludiamo che i nostri figli assorbono la cultura di questi tempi: poco impegno, niente responsabilità, che tanto in un modo o nell'altro te la cavi lo stesso, basta essere furbi. Ma questi ragionamenti non mi convincono mai del tutto, sono troppo assolutori nei confronti di se stessi.
A cena, qualche ora dopo, arriva il mio amico A., con la figlia, a mangiare il "mio" salmì del "suo" coniglio. E' tornitore, giardiniere, allevatore, contadino, muratore, boscaiolo e chissà cos'altro. E' un uomo pratico e diretto. Mi dice che avrei dovuto dare, a miei figli, una bella pedata nel sedere. Due amici due tesi: una mi deresponsabilizza, l'altra mi colpevolizza.
Per ora, dichiaro aperte le ostilità.
Si dice da queste parti " mazze e panelle fanno i figli bell'!" che vuol dire che nel crescere i figli bisogna alternare, a seconda dei casi, il "bastone e la carota". Ed io sono perfettamente d'accordo che nei confronti dei nostri figli, anche quando diventati ormai grandi, non bisogna essere sempre arrendevoli, perdendo così il loro rispetto, nè troppo rigidi quando un po' di comprensione è invece necessaria. Io col mio Franci sono molto comprensiva, mi sacrifico in tutto e per tutto per lui, ma il mio ruolo di madre va sempre rispettato per cui deve capire che nel contrastarmi non deve mai superare il limite delle buone maniere altrimenti gli arriva il fatidico calcio nel sedere,e non solo in modo simbolico!
RispondiElimina