(la prima parte è qui)
LO CHIAMERÒ ESKIMO –la manifestazione-
Ricordo che il giorno del mio diciassettesimo compleanno io, Eskimo e pochi altri della quarta a andammo insieme a Roma, per partecipare a una manifestazionestudentesca.
La sera prima di partire io e Lucy avevamo convinto (o forse moralmente obbligato) il nostro amico Tommy ad accompagnarci con la sua simca blu a casa di una della cricca, allo scopo di strappare ai suoi ostinati e retrogradi genitori il permesso di libera manifestazione. Oltre ad essere l’alunna più intelligente della classe e la più studiosa del gruppo, Alba era una componente fondamentale della comune insurrezionale: non potevamo partire senza di lei!
Non che noi ce l’avessimo, il lasciapassare dei parents, ma ce ne fregavamo e così speravamo facesse anche la nostra amica.
Tommy aveva guidato senza dire una parola per tutta la lunga e tortuosa strada che risaliva il lago. Eravamo abituate ai suoi lunghi e inquietanti silenzi, ma quella sera un ricorrente movimento ondulatorio del capo, accompagnato da borbottii incomprensibili delle labbra, ci fecero intendere quanto egli disapprovasse, nella testa, i nostri progetti romaneschi .
La missione fallì clamorosamente: la mamma in questione ebbe una crisi isterica e non ci lasciò nemmeno aprir bocca. Nel tempo di un amen picchiò la figlia e la cacciò di casa, e se non fossimo stati lesti a scappare di sicuro ce le avrebbe suonate anche a noi.
Il mattino seguente il treno per Milano ci sfrecciò via davanti agli occhi, essendo un diretto, ma poi in qualche modo riuscimmo a raggiungere Eskimo alla stazione centrale e a salire sul treno perla capitale.
La manifestazione fu caotica, e non mi esaltò per niente. Urlavamo slogan contro un certo Valitutti, che presumo fosse il ministro dell’istruzione. Dopo un’ora di questa solfa ero già annoiata, infastidita dai fischietti che mi trapassavano i timpani, … e affamata! Avete presente quella fame da lupi tipicamente adolescenziale?
Il comportamento post-manifestazione di Eskimo non mi piacque, e nemmeno quello della sua cricca politicizzata.
Non ricordo il perché e il come, ma solo la sensazione di non appartenenza.
Un bisogno di tirarmi fuori dal gruppo che avrei provato spesso, in futuro.
Un bisogno di tirarmi fuori dal gruppo che avrei provato spesso, in futuro.
Un'incapacità a entusiasmarsi per le stesse cose degli altri.
Di quella stramba giornata mi sono rimaste due cose, un'immagine fotografica senza pellicola e l'incipit di una canzone.
Mi rivedo in giro per la città, da sola, nel pomeriggio, lontana dal corteo, a camminare in un vicolo sotto una pioggia inconsistente e a pensare a quanto poco ci voglia perché una persona ti deluda, e a che schifo di compleanno mi sono andata a cercare.
Da una minuscola bottega di calzolaio esce odore di colla, da un bar le note di una canzone di Lucio Dalla in voga in quel momento.
Mi rivedo in giro per la città, da sola, nel pomeriggio, lontana dal corteo, a camminare in un vicolo sotto una pioggia inconsistente e a pensare a quanto poco ci voglia perché una persona ti deluda, e a che schifo di compleanno mi sono andata a cercare.
Da una minuscola bottega di calzolaio esce odore di colla, da un bar le note di una canzone di Lucio Dalla in voga in quel momento.
Non mi sembra di essere nella grande Roma, tanto desiderata nei giorni scorsi, ma in un posto qualsiasi, dentro me stessa per incominciare.
Anna come sono tante, Anna permalosa (ero io!) Anna bellosguardo, sguardo che ogni giorno perde qualcosa, Anna che vorrebbe andar via...
...Ma dimmi tu dove sarà, dov'è la strada per le stelle? (appunto, dov'era?)
...Marco grosse scarpe e poca carne, Marco cuore in allarme … Marco col branco, Marco che vorrebbe andar via … (sì, era lui, era Eskimo alto e magrissimo, era lui e il suo stupido BRANCO di amici invasati!)
Ritrovai il mio amico eskimese solo alla sera, in stazione, dove ci attendeva il treno per il mio agognato ritorno a casa. Si materializzò appena in tempo per togliermi dalle grinfie del suo tanto biondo quanto miope quanto odioso amico di autonomia operaia che mi aveva messo le mani addosso.
“Cazzo fai? Silvia è la mia compagna di banco, la posso picchiare solo io”.
Fine seconda parte
Volevo tirar dritto perché il tema non mi intrigava e fare un commento solo per la presenza non mi garbava affatto; poi ho trovato le parole di una poesia -canzone anche certo, ma soprattutto poesia- di Lucio Dalla. Non so se tu sapessi ancora quando l'hai postata, ma Lucio è morto da poche ore.
RispondiEliminaUn cantautore, dicono ma non è vero: Lucio era un poeta, che non si perdeva in chiacchiere inutili di amore e di tutte quelle cose che ci fanno rima e ci stanno intorno. A lui non dava fastidio sporcarsi di vita nei suoi versi, come in quelli -bellissimi- della sua ultima canzone portata a San Remo.
L'autore di quelle canzoni che io canticchiavo da solo, senza che nessuno mi sentisse, come dire, sottovoce; che ti prendono alla gola e te la strizzano.
Mi mancherà.
Del tuo post mi piace l'immagine di te, solitaria passeggiatrice in un vicolo romano sotto la pioggia e quella bella battuta finale "...la posso picchiare solo io".
È una nota positiva ad un bel racconto, Fuma. Ciao.
Qual' era il tema che non ti intrigava?
RispondiEliminaQuando ho saputo della morte di Lucio Dalla mi è venuta in mente la canzone Anna e Marco, e di conseguenza Roma 79, e quindi il fatto che da mesi avevo in bozza questi ricordi.
Lucio Dalla leggi Canzoni da grande artista, quelle che preferisco: cosa sarà, tu non mi basti mai, futura, anna e marco, telefonami tra vent'anni, l'ultima luna, CARUSO, e chissà quante altre che non conosco.
Ti mancherà? Un artista non muore mai!
Ha scritto anche "stronzo", che dedico a quei due brutti bastardi che mi volevano picchiare!
Non mi intrigava il tema, ho scritto: cioè il tema della manifestazione studentesca. Ne ho fatte anche io -si facevano non per ogni cagata, come negli anni 70 e 80, ma anche nelle nostre non si capiva un granché- e si finiva sempre in caciara.
RispondiEliminaMi mancherà l'uomo che era capace di suscitare sensazioni al solo lasciarsi vedere; chiaro che l'artista è immortale.
Ne ha scritte più di seicento, dicono; nessuna melensa, nessuna tanto per arraffare soldi, tutte belle, parecchie bellissime, alcune sublimi e senza tempo.
... ma il tema non era quello della manifestazione, chissefrega della manifestazione!!
RispondiEliminaNon potrebbe darsi che io sia un tantino in corto?
RispondiEliminaE' un'ipotesi suffragata da prove :))
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